Non so se questi miei appunti saranno mai letti dal popolo italiano; vorrei che così fosse, per dargli la possibilità di raccogliee in confessione di fede il mio ultimo pensiero.
Non so nemmeno se gli uomini mi concederanno il tempo sufficiente per scriverli.
Ventidue anni di governo non mi rendono probabilmente degno a giudizio umano di vivere altre ventiquattro ore.
Ho creduto nella vittoria delle nostre armi, come credo in Dio, Nostro Signore, ma più ancora credo nell'Eterno, adesso che la mia sconfitta ha costituito il banco di prova del quale dovranno venire mostrate al mondo intero, la forza e la grandezza dei nostri cuori.
E' ormai un fatto che la guerra è perduta, ma è anche certo che non si è vinti finchè non ci si dichiara vinti.
Questo dovranno ricordare gli italiani se, sotto la dominazione straniera, arriveranno a sentire l'insoffocante risveglio della loro coscienza e dei loro spiriti.
Oggi io perdono a quanti non mi perdonano e mi condannano, condannano se stessi.
penso a coloro ai quali sarà negato per anni di amare e soffrire per la Patria e vorrei che essi si sentissero non solo testimoni di una disfatta, ma anche alfieri della rivincita.
All'odio smisurato e alle vendette subentrerà il tempo della ragione.
Così riacquistato il senso della dignità e dell'onore, son certo che gli Italiani di domani sapranno serenamente valutare i coefficenti della tragica ora che vivo.
Se questo è dunque l'ultimo giorno della mia esistenza, intendo che anche a chi mi ha tradito, vada il mio perdono, come allora perdonai al Savoia la sua debolezza.
Germasino, 27 Aprile notte
Idem.
RispondiEliminaConoscere per capire..
RispondiEliminaQuello scritto lo conosco e a quanto pare è veritiero.
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